Prendersi cura dell’organismo a partire dalle scelte di ogni giorno

In questi ultimi anni, l’attenzione crescente rivolta alle correlazioni tra alimentazione e salute ha portato un numero sempre maggiore di persone a cercare prodotti che possano soddisfare le esigenze nutrizionali dell’organismo senza alterarne l’equilibrio complessivo. In particolare, tra i nutrienti spesso al centro di questo dibattito troviamo i grassi, fondamentali per l’apporto energetico ma che se assunti in quantità eccessive possono comportare serie conseguenze per la salute. Si parla in questi casi di dislipidemie.

Questi disturbi, soprattutto quando si manifestano in forma precoce, sono una delle minacce più insidiose non solo per il cuore e l’apparato circolatorio, ma anche per il benessere e il funzionamento di quel complesso meccanismo che è il corpo umano. Un basso valore di colesterolo HDL (il cosiddetto colesterolo “buono”) accompagnato da alti livelli di trigliceridi e colesterolo LDL è spesso sintomo di abitudini alimentari e stili di vita scorretti, ma può essere provocato anche da patologie pregresse, come il diabete o l’insufficienza renale.

In questi casi è sempre bene rivolgersi a professionisti del settore, in grado attraverso una visita specialistica ed analisi mirate di fornire risultati precisi ed attendibili in funzione di eventuali terapie specifiche da assumersi per evitare ulteriori aggravamenti. Una più adeguata consapevolezza sulle dislipidemie e sui disturbi ad esse associate è comunque fondamentale per contribuire alla prevenzione di patologie anche molto diverse tra loro.

Cosa sono le dislipidemie?

Con il termine dislipidemie si indica una serie di alterazioni della quantità di lipidi (grassi) presenti nel sangue, in particolare colesterolo e trigliceridi. Non si tratta dunque di un disturbo specifico, quanto piuttosto di una classe di patologie anche molto diverse tra loro, caratterizzate per la maggior parte da acidi grassi in aumento – come nel caso dell’ipercolesterolemia – e solo raramente in riduzione. Trigliceridi e colesterolo sono infatti fondamentali per la salute dell’organismo, contribuendo per esempio alla sintesi di diversi componenti come ormoni e vitamina D, ma se presenti in quantità eccessive possono rappresentare un serio rischio.

L’esistenza di una correlazione tra livelli lipidici fuori norma e l’insorgere di disturbi cardiovascolari era una realtà ben nota già agli inizi del XX secolo. Fu tuttavia solo a partire dal 1967 che, grazie agli studi del ricercatore americano Donald Sharp Fredrickson, fu possibile classificare per la prima volta le alterazioni lipoproteiche in 5 tipi fondamentali. Questa suddivisione, detta appunto classificazione di Fredrickson, venne adottata come standard universale dalla Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1972 e rappresenta tutt’oggi il modello di riferimento nella diagnosi di questi disturbi.

A seconda delle cause che portano alla loro comparsa, le dislipidemie si distinguono tradizionalmente in primitive e secondarie. Le prime sono legate a fattori genetici come l’ereditarietà, mentre le seconde sono acquisite. Tra le dislipidemie secondarie si classificano anche quelle forme che, pur partendo da una predisposizione familiare, vedono come causa principale fattori legati all’alimentazione o a stili di vita errati. In questo caso si parla di dislipidemie multifattoriali.

Cause delle dislipidemie

Vista la diversità dei disturbi che rientrano nella classificazione di dislipidemie, di varia natura possono essere anche le cause all’origine di esse. Vediamole insieme nel dettaglio:

  • Dieta: il maggiore responsabile di disfunzioni a livello lipidico nell’organismo è rappresentato sicuramente dalle abitudini alimentari. L’assunzione in quantità eccessive di cibi ricchi di calorie e grassi saturi rappresenta un elevato fattore di rischio per l’insorgere di patologie cardiache e cardiovascolari, per via dell’accumulo di colesterolo lungo la circolazione arteriosa e il conseguente aumento della pressione sanguigna.
  • Stili di vita: anche una eccessiva sedentarietà contribuisce in maniera significativa ad innalzare la probabilità dell’insorgere di dislipidemie. La carenza di attività fisica, infatti, oltre a provocare un forte aumento di peso dovuto all’accumulo di grasso, rallenta l’organismo favorendo la concentrazione degli acidi grassi assunti attraverso la dieta.
  • Patologie metaboliche: vi sono diversi disturbi di natura metabolica che contribuiscono a favorire l’alterazione di lipidi nel sangue. Obesità, ipotiroidismo e diabete mellito provocano un aumento dei livelli di trigliceridi e colesterolo LDL e una riduzione della presenza di colesterolo HDL. Lo stesso vale nel caso di diverse malattie renali, a causa delle quali l’azione di sintesi lipidica di questi organi viene alterata provocando l’accumulo di lipoproteine.
  • Alcol: il consumo di bevande alcoliche in quantità elevate causa un eccessivo affaticamento del fegato, ovvero uno dei principali organi deputati al metabolismo degli acidi grassi. La trasformazione dell’alcol a livello del fegato, infatti, produce sostanze tossiche che innescano un processo di infiammazione dell’organo stesso, il quale, incapace di svolgere normalmente le proprie funzioni, aumenta di volume e inizia ad accumulare trigliceridi.
  • Farmaci: vi sono infine alcuni medicinali che possono contribuire all’insorgere di dislipidemie. Alcuni tipi di diuretici, ad esempio, andando ad agire sui reni possono alterarne l’azione di sintesi dei lipidi, mentre nel caso delle donne, gli ormoni presenti nel farmaco anticoncezionale estroprogestinico contribuiscono in parte all’aumento di colesterolo LDL e la riduzione di quello HDL.

Dislipidemie: sintomi e diagnosi

Le dislipidemie non presentano di per sé sintomi particolari: l’eccesso di trigliceridi e colesterolo nel sangue è infatti un disturbo silente, che si manifesta solo nel momento in cui provoca patologie specifiche quali ipertensione, dolore addominale, astenia e altre patologie molto più gravi. Quando la percentuale di colesterolo totale presente all’interno dei vasi sanguigni è superiore alla norma, possono anche verificarsi disturbi legati alla disfunzione degli organi principali, dovuta a una riduzione nell’apporto di sangue da parte dell’apparato circolatorio periferico.

Un’accurata analisi clinica, volta all’individuazione del profilo lipidico dei pazienti e alla misurazione della colesterolemia degli stessi, è indispensabile per inquadrare le situazioni meritevoli di approfondimenti diagnostici ed eventuali trattamenti specifici. Tutti gli individui che rientrano nelle categorie a rischio di disfunzioni lipidiche dovrebbero sottoporsi regolarmente a controllo medico tramite esame del plasma ematico, in modo da prevenire l’aggravarsi della condizione di salute e gli effetti da essa derivanti. Sarà cura del medico di fiducia o della specialista indicare la procedura più adatta al singolo caso.

Dislipidemie: quali alimenti prediligere

Come si è visto, un ruolo importante nel determinare l’insorgere di dislipidemie è rappresentato dall’alimentazione. Una corretta nutrizione può infatti fare la differenza in termini di prevenzione di questi disturbi. Sarà dunque preferibile scegliere una dieta ricca di frutta, vegetali, pesce e legumi ad una dieta a prevalenza di grassi di origine animale. Nei casi in cui questo non bastasse, esistono inoltre diversi tipi di integratori alimentari studiati appositamente per tenere sotto controllo i livelli lipidici nel sangue, da assumere previo consenso del medico.

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